Disclaimer: a seguito di alcune segnalazioni esterne e di un approfondimento a cura di Nicola Zanella sul Sole24ore, il team di ReA! è venuto a conoscenza della falsa identità della persona intervistata qui di seguito. Informiamo quindi i nostri lettori della situazione e ci distacchiamo totalmente da comportamenti come questi. Ci impegniamo ogni giorno per favorire lo sviluppo di un settore dell’arte trasparente e pulito, e lavoreremo sempre di più in questa direzione.
"Non si può mai smettere di guardarsi attorno, scoprire, capire e innamorarsi."
Concettuale e minimale sono le espressioni che caratterizzano la collezione di Raffaele Sartori, composta da scultura, installazione e pittura.
Tanto studio, esperienza e viaggi hanno permesso a Raffaele di costruire la sua notevole collezione, presentata in questa nuova Collector's view.
Con un occhio di riguardo verso gli artisti emergenti e giovani, e tanta voglia di continuare a crescere.
Com’è nata la sua passione per l’arte?
La passione per l'arte è arrivata all'improvviso. Ho molti amici appassionati d'arte contemporanea, anni fa abbiamo iniziato a visitare mostre e fiere, successivamente a fare dei viaggi importanti anche oltre oceano. Insieme abbiamo visitato lo studio di Lawrence Carroll, un ricordo per me memorabile e lì il fascino per l'arte si trasformò per me in amore totale.
Quando e perché ha iniziato a collezionare?
La collezione iniziò nel 1992, festeggio 30 anni dalla prima opera acquistata il prossimo anno.
Nel primo periodo iniziai a collezionare con una certa inconsapevolezza e man mano nel tempo, studiando, dedicandomi, posso dire di essere arrivato ad un buon punto di consapevolezza.
La soddisfazione di avere dopo anni una collezione supera di gran lunga le aspettative che avevo quando iniziai!
Qual è l’idea di base della sua Collezione?
L'idea è la coerenza con alcuni macro temi che mi hanno sempre affascinato come la scultura, l’installazione e la pittura con un attinenza al concettuale e minimale.
Le acquisizioni della mia collezione a volte sono state impulsive, altre invece frutto di molto studio, non esiste una regola.
Il focus principale è sempre il mio percorso di approfondimento, dalle gallerie, alle mostre museali, agli spazi indipendenti.
Non si può mai smettere di guardarsi attorno, scoprire, capire e innamorarsi.
Cosa intende lei per artisti emergenti?
Posso dire di seguire con passione alcuni giovani internazionali che ritengo emergenti come: Lydia Ourahmane, Mathis Altmann, Sophie Gogl.
Citerei anche Giulia Cenci, Lorenza Longhi e Federica Francesconi tra gli italiani.
Supportare la carriera di artisti italiani emergenti per me è fondamentale, spesso si punta in maniera ossessiva su nomi esteri, sottovalutando il potenziale dei giovani emergenti italiani.
Grazie agli scambi sempre più internazionali e sempre più veloci con tutti i paesi oggi un'artista emergente può crescere velocemente e in maniera internazionale abbattendo gli ostacoli che in passato limitavano carriere di molti.
Cosa la colpisce di un’opera?
Il significato, la sua forma, il contesto in cui si esprime, il come si colloca nel lavoro dell’artista che l’ha prodotta.
Quali sono i criteri che segue durante il processo di acquisto?
L'estetica fa presa, è innegabile, quando il fascino di un'opera é magnetico ci si accorge subito.
Una volta che vengo affascinato, approfondisco la ricerca leggendo e se possibile parlando con gli artisti e i galleristi.
Quando mi convinsi a comprare Ettore Spalletti, anni fa, non avrei mai pensato di riuscire a sentirmi ancora tanto coinvolto in un lavoro così interiorizzato e fisso.
E' stato come riscoprire il sacro, un'emozione sepolta.
Quante opere ha e dove le espone?
Ho un deposito dove tengo la maggior parte della collezione circa 250 lavori.
Potrei dire che in base ai periodi della vita sento la necessità di avere alcune di queste opere accanto, in casa. Così la parte della collezione esposta "ruota" sempre.
Di recente ho riposizionato un bellissimo lavoro di Agnes Martin, è bello tornare a riguardare vecchie acquisizioni, ogni volta le opere hanno qualcosa di nuovo da dire e la mia lettura si carica ogni volta di una consapevolezza e una capacità di comprensione del lavoro cresciuta.
Il primo e l’ultimo acquisto?
Wade Guyton, quando ancora non aveva fatto numeri astronomici alle aste.
L'ultimo Anne Imhof, uno specchio nero e giallo rigato.
Un acquisto memorabile?
Un lavoro formato da due lampadine di Jason Dodge.
Quali sono i progetti futuri per la Collezione?
Continuare a crescere e chiaramente puntare su artisti emergenti e giovani, quello che mi piace fare da sempre!
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